martedì, Dicembre 3, 2024

Amazon e iRobot annullano l’accordo di acquisizione a causa del veto dell’UE. Cosa succede ora

Amazon E IROBOT ANNULLANO L’ACCORDO DI ACQUISIZIONE A CAUSA DEL VETO DELL’UE: COSA SUCCEDERÀ ORA?

Amazon e iRobot hanno posto fine, con esito negativo, all’accordo dell’agosto del 2022, in base al quale Amazon avrebbe acquisito iRobot in cambio di 1,4 miliardi di dollari.

L’accordo prevedeva il riscontro delle autorità antitrust mondiali e, sebbene le due società avessero ricevuto il nulla osta da parte del regolatore del Regno Unito, nell’UE le cose sono andate in modo diverso, dato che la Commissione Europea ha aperto un’indagine formale sui possibili effetti nocivi per la concorrenza causati dall’acquisto di iRobot da parte di Amazon.

L’UE SI È MESSA IN MEZZO

Nella nota con la quale le due società hanno comunicato l’annullamento dell’accordo si legge infatti: “La proposta di acquisizione di iRobot da parte di Amazon non ha alcuna possibilità di essere approvata dall’Unione Europea”. Dunque la decisione delle due società esula dal giudizio definitivo dell’autorità che sarebbe arrivato il 14 febbraio.

Secondo il parere provvisorio della Commissione, l’eventuale acquisizione di iRobot avrebbe potuto permettere ad Amazon di limitare la concorrenza nel mercato della produzione e della fornitura di robot aspirapolvere; e consentire ad Amazon di rafforzare la propria posizione nel mercato dei servizi online per i venditori terzi e in altri mercati legati ai dati.

L’autorità europea ha paventato anche la possibilità che Amazon potesse applicare diverse strategie, grazie alla forza del proprio e-commerce, per impedire ai rivali la vendita dei robot per la pulizia.

IL COMMENTO DI AMAZON E IROBOT

Il direttore degli affari legali di Amazon, David Zapolsky, ha commentato così la fine dell’accordo: “Siamo delusi per l’impossibilità di procedere all’acquisizione di iRobot. […] Fusioni e acquisizioni come questa aiutano aziende come iRobot a competere meglio sul mercato globale, in particolare contro aziende e Paesi che non sono soggetti agli stessi requisiti normativi in segmenti tecnologici in rapida evoluzione come la Robotica”. Riferendosi implicitamente alla normativa europea, Zapolsky ha detto: “Ostacoli normativi eccessivi e sproporzionati scoraggiano gli imprenditori, che dovrebbero essere in grado di vedere l’acquisizione come una strada per il successo, e questo danneggia sia i consumatori che la concorrenza, proprio ciò che le autorità di regolamentazione dicono di voler proteggere”.

Colin Angle, cofondatore di iRobot nel 1990, ha commentato: “La cessazione dell’accordo con Amazon è deludente, ma iRobot si proietta ora verso il futuro con l’obiettivo e l’impegno di continuare a costruire robot intelligenti e innovazioni per la casa che migliorano la vita e che i nostri clienti in tutto il mondo amano”.

LA RISPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Anche la Commissione Europea ha voluto dire la sua sulla recente decisione di Amazon e iRobot. In una nota, ha di fatto ammesso il suo ruolo nella fine dell’accordo. Si legge: “La Commissione prende atto della decisione […] L’abbandono fa seguito ai risultati dell’indagine approfondita della Commissione e all’invio di una comunicazione delle obiezioni il 27 novembre 2023”, cioè quelle del parere provvisorio già illustrato.

COSA SUCCEDERÀ ORA A IROBOT

La cessazione dell’accordo condurrà Amazon a pagare una somma per la mancata risoluzione di 94 milioni di dollari, che coprirà per circa il 50% il prestito di 200 milioni di dollari contratto da iRobot l’anno scorso.

Contestualmente al mancato accordo, iRobot ha annunciato anche una ristrutturazione interna che prevede il licenziamento di circa 350 dipendenti, pari a circa il 31% del suo personale.

Colin Angle, inoltre, ha lasciato la carica di presidente del consiglio di amministrazione e di amministratore delegato. La presidenza sarà presa da Andrew Miller, già principale amministratore indipendente del Consiglio, mentre il ruolo ad interim di CEO sarà assegnato a Glen Weinstein, direttore legale di iRobot.

Il piano di iRobot intende allineare nel breve termine i costi alle aspettative di fatturato. Tra le attività proposte per ottenere questo risultato la società considera 80-100 milioni di dollari di risparmi su volumi equivalenti attraverso accordi con partner per la progettazione congiunta e la produzione a contratto a condizioni più interessanti.

La riduzione di 20 milioni di dollari per le spese di Ricerca e Sviluppo rispetto all’anno precedente, ottenuta soprattutto con la delocalizzazione delle funzioni ingegneristiche non essenziali in regioni a basso costo.

Le spese di vendita e marketing saranno ridotte di circa 30 milioni di dollari e sarà ridotta l’impronta immobiliare globale dell’azienda.

iRobot, inoltre, sospenderà tutte le attività relative alle innovazioni non legate alla cura dei pavimenti, tra cui la purificazione dell’aria, la rasatura robotizzata dei prati e il settore educativo.

UN FOCUS MAGGIORE SUI ROBOT ASPIRAPOVERE

Per quanto queste scelte siano facilmente traducibili in una contrazione delle attività, iRobot ha voluto chiarire che “continuerà a svolgere attività strategiche chiave per sostenere il ritorno alla redditività di iRobot, tra cui l’aumento del riconoscimento del marchio, la promozione dell’innovazione di prodotto e la riprogettazione della strategia go-to-market”, con “una concentrazione maggiore dell’attività sui clienti, le aree geografiche e i canali più redditizi di iRobot, compreso il crescente canale diretto al consumatore”.

Il nuovo presidente del consiglio di amministrazione, Andrew Miller, ha detto: “Crediamo che iRobot possa – e voglia – accrescere la propria presenza e continuare a costruire una suite all’avanguardia di soluzioni robotiche per la cura dei pavimenti. […] Per farlo con successo, tuttavia, dobbiamo allineare rapidamente il nostro modello operativo e la struttura dei costi al nostro futuro come azienda autonoma”. Ha inoltre aggiunto: “Anche se le decisioni che hanno un impatto sul nostro personale sono difficili, dobbiamo andare avanti con un modello di business più sostenibile e una rinnovata attenzione alla redditività”.

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