lunedì, Maggio 20, 2024

La storia di Dragon Ball: da Raging Blast al suo declino

DRAGON BALL: RAGING BLAST – IL FRANCHISE CHE HA DIVISO I FAN

Dopo aver dato alle stampe i primi tre Videogiochi della serie Dragon Ball Budokai Tenkaichi, i ragazzi di Spike decisero di cambiare parzialmente registro e concentrarsi su un’altra IP, Dragon Ball: Raging Blast. Pubblicato per la prima volta nel 2009 su PlayStation 3 e Xbox 360, dunque due anni dopo il debutto dell’iconico Budokai Tenkaichi 3, Raging Blast è noto per essere stato uno dei primi videogiochi di Dragon Ball ad essere distribuito al di fuori del Giappone da Bandai Namco, compagnia che acquisì i diritti sul franchise da Atari in quello stesso anno.

RAGING BLAST: UN PICCHIADURO ESPLOSIVO

Non discostandosi eccessivamente da Budokai Tenkaichi, Raging Blast era un picchiaduro 3D in cel-shading caratterizzato da un elevato dinamismo e un alto tasso di spettacolarità. La modalità di gioco principale, chiamata “Dragon Ball Collection”, permetteva ai giocatori di affrontare tutti gli eventi fondamentali dell’anime, dalla saga dei Saiyan fino alla saga di Bu, offrendo loro la possibilità di cambiare la storia in molteplici modi differenti e vivere scenari what if mai occorsi nella serie.

IL PARCO MODALITÀ E IL RICCO ROSTER DI RAGING BLAST

Il parco modalità era completato dal “Dojo”, nel quale potevano allenarsi, e una modalità single-player a incontri chiamata “Super Battle Trial”, oltre che da una componente multigiocatore online per 16 partecipanti chiamata “Budokai Tournament”. Rispetto a Budokai Tenkaichi, Raging Blast proponeva una nuova tipologia di mosse che consentiva a due personaggi di lanciare attacchi speciali in sinergia e una maggiore distruttibilità degli scenari. La conta dei personaggi superava la settantina, comprendendo un variegato roster che passava per le svariate forme di Goku, Vegeta, Gohan, Goten, Trunks, Freezer, Cell e Broly fino a lottatori come Dodoria, Ginyu, Nappa, Yamcha, Piccolo e moltissimi altri.

IL FALLIMENTO CRITICO DI RAGING BLAST

Se sulla carta poteva sembrare tutto perfetto, non lo è stata l’esecuzione. Dragon Ball Raging Blast è stato accolto con ben poco entusiasmo dalla critica specializzata, che con le sue votazioni ha contribuito a dare forma ad un Meta Score di 57. Nonostante presentasse una Grafica migliore rispetto ai Budokai Tenkaichi usciti sulle console delle precedenti generazioni, i critici non gli hanno perdonato il sistema di controllo convulso, la telecamera problematica.

IL FALLIMENTO DI UNA SERIE

Il buon successo di pubblico convinse però Bandai Namco e Spike a realizzare un seguito, Dragon Ball Raging Blast 2, arrivato sugli scaffali di PlayStation 3 e Xbox 360. Stavolta la storia era una remake dell’OVA del 1993 chiamato “Dragon Ball Z Side Story: Plan to Eradicate the Saiyans”. Purtroppo le cose non andarono meglio, al momento che questo secondo capitolo fece ben pochi passi in avanti costringendo i suoi autori a decretare la fine ella serie.

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