domenica, Maggio 19, 2024

New York Times vs. OpenAI e Microsoft: causa per violazione copyright

QUESTIONE SPINOSA PER Microsoft E OPENAI: IL CASO NEW YORK TIMES

Una delle testate giornalistiche più prestigiose al mondo, il New York Times, ha recentemente denunciato Microsoft e OpenAI per violazione del copyright. La denuncia si basa sul fatto che le due società avrebbero addestrato i propri modelli di Intelligenza Artificiale copiando e utilizzando milioni di articoli pubblicati dalla testata. Secondo il New York Times, i grandi modelli linguistici che alimentano ChatGPT e Copilot sono in grado di generare un output che recita alla lettera il contenuto del giornale, lo riassume fedelmente e ne imita lo stile espressivo. Questo comportamento minerebbe e danneggerebbe il rapporto instaurato nel tempo tra il giornale e i suoi lettori, privandolo di abbonamenti, licenze, pubblicità e ricavi da affiliazioni.

UNA MINACCIA PER IL GIORNALISMO DI ALTA QUALITÀ

La causa intentata dal New York Times sostiene chiaramente che i chatbot e altri sistemi di AI minacciano il giornalismo di alta qualità, mettendo a rischio la capacità delle agenzie di stampa di difendere e monetizzare i propri contenuti. Al contrario, però, il rilascio di ChatGPT e Copilot si è dimostrato estremamente redditizio sia per Microsoft che per OpenAI. Le due società hanno addestrato l’intelligenza artificiale per produrre contenuti simili a quelli della testata giornalistica, senza chiedere il permesso per utilizzare gli articoli in fase di addestramento, né aver pensato a un compenso economico da corrisponderle. Secondo la tesi di attacco del New York Times, le due compagnie sono riuscite a guadagnare cifre notevoli a detrimento del giornale, che ora rischia di perdere lettori e quote di mercato.

LA RISPOSTA DI OPENAI E MICROSOFT

OpenAI si è detta stupita della decisione del New York Times, ammettendo di aver cercato una collaborazione al fine di ottimizzare l’esperienza del chatbot per i suoi utenti. Un portavoce della compagnia ha dichiarato su The Verge: “Rispettiamo i diritti dei creatori e dei proprietari di contenuti e ci impegniamo a lavorare con loro per garantire che beneficino della Tecnologia di AI e dei nuovi modelli di entrate”. Tuttavia, il New York Times non sembra sentire ragioni, come dimostra la causa intentata contro le due società, ritenute responsabili di miliardi di dollari in danni legali ed effettivi. La richiesta del giornale è chiara: impedire a OpenAI e Microsoft di addestrare i propri modelli di AI utilizzando i suoi articoli ed eliminare il lavoro dei suoi redattori dai set di dati delle aziende.

CONCLUSIONE: UNA QUESTIONE CHE VA OLTRE IL COPYRIGHT

Il caso sollevato dal New York Times va ben oltre la violazione del copyright. Si tratta di una questione più ampia che interessa il rapporto tra le grandi società di tecnologia e le agenzie di stampa tradizionali. La capacità delle intelligenze artificiali di generare contenuti simili a quelli dei giornali mette in discussione non solo i diritti d’autore, ma anche la sostenibilità economica del giornalismo di qualità. Da un lato, le società di tecnologia traggono vantaggio dall’utilizzo di contenuti giornalistici senza corrisponderne un adeguato compenso, mentre dall’altro le agenzie di stampa vedono minacciata la loro capacità di difendere e monetizzare i propri contenuti.

In conclusione, il caso New York Times contro Microsoft e OpenAI solleva questioni importanti che riguardano non solo il mondo del giornalismo e delle nuove tecnologie, ma anche il diritto d’autore e la sostenibilità economica delle agenzie di stampa tradizionali. Resta da vedere come si evolverà questa situazione e se porterà a un cambiamento nei rapporti tra le grandi società di tecnologia e le testate giornalistiche. Ciò che è certo è che la battaglia legale in corso avrà delle conseguenze significative per entrambe le parti coinvolte, nonché per il futuro dell’informazione e del giornalismo indipendente.

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