giovedì, Maggio 2, 2024

Pro player di Call of Duty contro Activision Blizzard: causa da 680 milioni di dollari.

ATTIVISION BLIZZARD E LA GESTIONE DELLA Call of Duty LEAGUE

Il mondo degli eSports sta assistendo a un momento di enorme tensione, con la divisione di Activision Blizzard sotto i riflettori per la gestione della Call of Duty League. Recentemente, due pro player di Call of Duty hanno fatto causa all’azienda per ciò che definiscono una gestione pessima della lega.

La questione ruota attorno alle regole e alle condizioni imposte da Activision Blizzard, che i team sono stati costretti ad accettare per poter partecipare ai tornei. In particolare, Hector “H3CZ” Rodriguez e Seth “Scump” Abner del team OpTic Texas hanno intentato una causa contro il gigante dell’eSport. Questa decisione arriva in seguito all’iscrizione del team alla Call of Duty League nel 2020, dopo aver partecipato alla Call of Duty World League.

LA RICHIESTA DI UN RISARCIMENTO MILIONARIO

La richiesta di Rodriguez e Abner ammonta a un incredibile 680 milioni di dollari, che coprirebbero i danni personali e i mancati introiti causati dalle nuove regole della lega. Secondo quanto riferito, il nuovo regolamento impedisce ai pro player di monetizzare con gli accordi di sponsorizzazione.

Inoltre, la somma richiesta da parte di Activision per iscriversi alle competizioni è stata definita esorbitante: 27.5 milioni di dollari, al punto che OpTic Gaming ha dovuto cedere il 92.5% dell’azienda a investitori esterni per poter raccogliere i fondi necessari.

La situazione è estremamente delicata, con una battaglia legale che si preannuncia lunga e complessa. Entrambi i giocatori si aspettano un duro confronto in tribunale, mentre l’azienda cercherà di difendersi dalle accuse.

IL CONTROLLO DELLE OPPORTUNITÀ DI MONETIZZAZIONE

La situazione mette in luce una questione più ampia legata al controllo esercitato da Activision Blizzard sulle opportunità di monetizzazione dei team e dei giocatori. Secondo quanto emerso, i premi offerti non sarebbero all’altezza degli investimenti richiesti, e tutte le opzioni di guadagno dei team sarebbero sotto il stretto controllo dell’azienda.

Il caso di Rodriguez e Abner non è isolato, e si inserisce in un quadro più ampio di tensioni e controversie tra giocatori, team e l’azienda stessa. La questione coinvolge non solo la Call of Duty League, ma anche altre competizioni gestite da Activision Blizzard.

LA SCOMPARSA DEI MAIN SPONSOR

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dalla scomparsa di T-Mobile dal ruolo di main sponsor delle competizioni di Overwatch e Call of Duty negli ultimi anni. La decisione di abbandonare il supporto alle competizioni è stata presa a seguito degli scandali interni di Activision-Blizzard, e ha avuto un impatto significativo sui guadagni della lega.

Questo fatto ha evidenziato un’ulteriore difficoltà legata alla gestione delle competizioni da parte di Activision Blizzard, che ha visto sfumare un importante apporto economico e di visibilità. La perdita del supporto di main sponsor come T-Mobile è stata un duro colpo per l’azienda, che si trova ora a dover affrontare le conseguenze di questa situazione.

IL FUTURO DELLE COMPETIZIONI

Le tensioni e le controversie attorno alla gestione della Call of Duty League stanno gettando ombre sul futuro delle competizioni gestite da Activision Blizzard. La divisione eSports dell’azienda si trova a dover affrontare una serie di sfide e criticità, e la situazione dei pro player di Call of Duty è solo la punta dell’iceberg di una serie di tensioni sottese.

Il destino della lega e delle competizioni gestite da Activision Blizzard è ora in bilico, con una serie di questioni e controversie da affrontare. È evidente che l’azienda dovrà confrontarsi con una serie di problematiche legate alla gestione delle competizioni e al rapporto con i giocatori e i team, e il caso dei pro player di Call of Duty potrebbe rappresentare un importante punto di svolta per l’intero settore degli eSports.

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